L’Unione Europea prevede che la sistemazione definitiva dei rifiuti radioattivi avvenga nello Stato membro in cui sono stati generati (articolo 4 della Direttiva 2011/70). La maggior parte dei Paesi europei si è dotata o si sta dotando di depositi per mettere in sicurezza i propri rifiuti a bassa e media attività. Finalmente è il turno del Belpaese. È stata pubblicata nel cuore della notte la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (Cnapi), documento realizzato dalla Società gestione impianti nucleari (Sogin) che individua le zone, in Italia, dove localizzare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e il Parco Tecnologico. Sono 67 i luoghi potenzialmente idonei (non sono tutti uguali tra loro ma presentano differenti gradi di priorità a seconda delle caratteristiche) a ospitare il deposito nazionale di rifiuti radioattivi. Sono stati individuati in sette regioni: Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Sardegna e Sicilia. Nella Tavola generale allegata alla Cnapi, sono indicati nello specifico anche i Comuni interessati.
Con questo via libera concesso dal Ministero dello Sviluppo e dal Ministero dell’Ambiente, “parte la fase di consultazione dei documenti per la durata di due mesi, all’esito della quale si terrà, nell’arco dei quattro mesi successivi, il seminario nazionale. Sarà questo l’avvio del dibattito pubblico vero e proprio che vedrà la partecipazione di enti locali, associazioni di categoria, sindacati, università ed enti di ricerca, durante il quale saranno approfonditi tutti gli aspetti, inclusi i possibili benefici economici e di sviluppo territoriale connessi alla realizzazione delle opere”, spiega il Ministero dell’Ambiente in una nota.
Il deposito e il Parco tecnologico saranno costruiti in un’area di circa 150 ettari, di cui ben 110 dedicati al deposito e 40 al Parco. Il deposito avrà “una struttura a matrioska”; all’interno ci saranno “90 costruzioni in calcestruzzo armato, dette celle”, in cui “verranno collocati grandi contenitori in calcestruzzo speciale, i moduli, che racchiuderanno a loro volta i contenitori metallici con all’interno i rifiuti radioattivi già condizionati”. In totale saranno “circa 78mila metri cubi di rifiuti a bassa e media attività radioattiva” a essere ospitati. L’investimento complessivo è di circa 900 milioni di euro e si stima che genererà oltre 4.000 posti di lavoro annui per 4 anni di cantiere, diretti (2.000 fra interni ed esterni), indiretti (1.200) e indotti (1.000), spiega ancora il Ministero.