Sono stati installati presso Acciai speciali di Terni (AST), società siderurgica italiana fondata nel 1884, in collaborazione con il Dipartimento di Chimica, Biologia e Biotecnologie dell’Università di Perugia, due apiari da 10 alveari ciascuno, con colonie di api italiane autoctone (Apis mellifera ligustica). Analizzando il miele prodotto da questi insetti, è possibile scoprire le concentrazioni di metalli pesanti nell’aria.
Attraverso l’esame delle sostanze prodotte dalle api, stabilire più o meno con precisione le quantità di metalli e altri inquinanti presenti nell’atmosfera delle città circostanti diventa fattibile. Piombo, nichel e cadmio, infatti, sono assorbiti dal metabolismo dell’Apis mellifera, trasformando così questi piccoli insetti in dei veri e propri sani bio-indicatori. Inoltre, dal momento che questi imenotteri visitano migliaia di fiori quotidianamente, di solito in un raggio stretto fino a 3 km attorno alla loro “casa”, sono in grado di proporre un sistema di valutazione fortemente preciso e localizzato.
Si tratta della specie di ape tra le più indicate per la perlustrazione del territorio circostante, idonea a reperire dall’ambiente eventuali informazioni e individuare così le aree sensibili per lo sviluppo di una rete di monitoraggio. Questi insetti, comunque, non subiscono alcun danno durante il procedimento, in quanto basta analizzare il polline raccolto o il miele e la cera prodotti per individuare la presenza di elementi come il fluoruro, il piombo, lo zinco, il naftalene e persino composti radioattivi come il cesio, il trizio e il plutonio.
Nel mondo sono diversi i progetti che hanno previsto l’utilizzo delle api come “sentinelle dell’ambiente”: a Bologna, a Roma, a Vancouver. Addirittura, a Chernobyl le api sono state ingaggiate per capire lo stato del territorio dopo il disastro nucleare.